Sono malato di qualcosa che mi consuma da dentro, ma non so come guarire. Forse scrivere getterà luce sulla natura del mio male.
L'elmo connettore turbava Achilles. Una densa treccia di cavi, fili e piccoli sensori sbocciava dal cranio e si ergeva come una colonna fino al soffitto della sala di comando. Una volta arrivata al soffitto la treccia si disperdeva in centinaia di rivoli; alcuni sparivano tra un pannello di rivestimento e l'altro, altri scorrevano lungo le pareti e si gettavano all'interno di una delle dozzine di terminali sparsi per la sala. Chi indossava l'elmo era connesso all'intera nave; ne era il cervello, il cuore, i riflessi. Uno dei tanti prodigi del Dio Macchina.
Ma Achilles distorse lo sguardo, incapace di sopportare oltre la vista dell'elmo: il design sembrava aderire al progetto STC approvato da Marte, ma l'occhio esperto del magos scorgeva i segni della manipolazione creativa. Qualcuno aveva intenzionalmente distorto la perfetta forma dell'elmo.
"C'è qualche problema, Magos Enosicon?" chiese la donna che, seduta sul trono di comando della nave, indossava l'elmo. Gli occhi della donna erano coperti dalla visiera dell'elmo ma, grazie ai sensori della nave, vedevano.
"Nessuno, signora Heropahitus. Attendo."
Heropahitus ripose l'elmo connettore sul supporto costruito sul trono di comando. I suoi capelli erano corti e grigi. La donna si stirò la schiena, poi andò da Achilles.
Mentre la guardava scendere le scale che dividevano la plancia dal trono di comando, Achilles ripensò alle cartelle che aveva studiato prima di unirsi all'equipaggio della *Luperca*. Non era certo una piratessa sulla via del tramonto la donna sulla cui nave viaggiava già da alcune settimane.
"Non c'è bisogno che trascuriate i vostri doveri di capitana per conversare con me. Non soffro il tedio."
"Non c'è più nulla di importante che richieda la mia attenzione. Inoltre, ho piacere di sgranchirmi. Accompagnatemi in un breve giro per la sala."
Camminavano in silenzio sulla plancia che percorreva l'enorme sala di comando. Gli operatori ai terminali facevano il saluto militare quando passavano; la capitana rispondeva con un cenno severo ogni volta.
"Alla mia età stare seduta su quel trono diventa doloroso dopo qualche ora," disse Telonia spezzando il silenzio. "Ma non credo che sia un problema che riguarda una persona del vostro culto, magos."
"Non nei termini che concepite voi non iniziati." Lo sguardo di Achilles si posò su un operatore che non si era alzato al loro passaggio. Era un servitor, come ce n'erano a dozzine sparsi per la sala. Loro avrebbero capito cosa intendeva, se fosse stati coscienti.
"Visto che, come dite voi capitana, le operazioni si avviano alla fine, potremmo approdare sulla *Madrigale* io e la mia coorte?" chiese.
"Ovviamente. Dobbiamo solo aspettare che l'inquisitrice ci dia il suo segnale."
"Sì," rispose Achilles senza entusiasmo.
"Siete deluso?"
"Perché dovrei?"
"Lo sembrate. Dovete dirmi voi perché."
Achilles era sorpreso. Raramente i non-iniziati sapevano leggere l'espressività meccanica dei membri del Culto. Decise di rispondere sinceramente. "Mi è stato chiesto di unirmi a questa spedizione per studiare e documentare. Ma da quando siamo partiti ci sono stati tre scontri diretti, e a nessuno di essi mi è stato concesso di partecipare. Non sono deluso, capitana; mi è solo impedito di svolgere il mio compito." Si trattenne dal nominare esplicitamente chi glielo stava impedendo.
La capitana si prese del tempo per rispondere. "L'inquisitrice," disse sospirando "coinvolge le persone con cautela. Abbiate pazienza come ne avete avuta durante queste settimane, e vedrete il suo atteggiamento cambiare."
Achilles tacque. Quello che avrebbe voluto dire non aveva molto di paziente, e non aveva raggiunto il suo rango di magos senza sapere quando era il caso di alzare la voce e quando di stare in silenzio.
Erano ritornati alla scalinata del trono.
"Permettete una domanda, capitana?" chiese Achilles mentre la capitana si apprestava a ritornare al trono.
Telonia fece cenno di sì.
"Perdonatemi se sono indiscreto, ma mi avete incuriosito. Prima avete letto su di me le tracce della frustrazione. Sono pochi i cittadini imperiali esterni al Culto che sappiano riconoscere le emozioni di un magos. Come avete fatto?"
"Ho una lunga esperienza con i fedeli di Marte. I volti coperti di metallo e le voci sintetiche non sono per me molto diverse da quelle di noi sacchi di carne."
Achilles si chiese quale tra i fedeli di Marte conosciuti dalla capitana si fosse permesso di alterare il design dell'elmo connettore. Tenne la domanda per sé.
"Permettete una domanda anche a me, magos?" chiese la capitana.
"Permetto."
"Voi siete qui per giudicare che la spedizione rispetti i termini dell'accordo con il vostro ordine, dico bene?"
"Sì," rispose Achilles. Non c'era ragione di mentire riguardo l'ovvio.
"Ditemi allora: avete trovato qualcosa che non vi soddisfa al momento?"
Il magos si chiese la ragione di quella domanda così ridicolmente diretta. Heropahitus lo stava deridendo? No, quella era una insicurezza irrazionale. Si attenne ai fatti. Ripensò all'elmo connettore distorto, alla sfuggevolezza dell'inquisitrice, a tutte le aree della nave che erano proibite a lui e alla sua corte. Formulò la sua risposta tra il cervello e i cogitatori.
"Nulla che sia degno della mia attenzione," disse gettando un'occhiata all'elmo connettore, "o che io non voglia prendermi altro tempo per giudicare. Ma l'inquisitrice dovrà fare i conti con la mia presenza se non vuole mettere a rischio la sua alleanza con il mio ordine."
La capitana gli fece un cenno di assenso; sembrava soddisfatta. Stava per rimettersi l'elmo quando la sua guardia del corpo, un giovane uomo sfuggevole che andava con il nome di Klade Montrel, giunse da loro.
"La *Madrigale* è sotto il nostro controllo," disse alla capitana. "Voi, magos Enosicon, avete il permesso di salire."
"Vedete magos,"disse Telonia, "bastava aspettare ancora un attimo."
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